Al suo debutto su Sky dopo l’anteprima mondiale alla Mostra del Cinema di Venezia, M. Il figlio del secolo è un ritratto di Benito Mussolini come non lo avete mai visto.
«Mi avete amato follemente, poi mi avete ridicolizzato e odiato, ma a che cosa è servito? (Noi fascisti) siamo ancora tra voi». C’è Benito Mussolini in persona, che guarda in camera e parla direttamente agli spettatori, in apertura della serie M. Il figlio del secolo, tratta dal romanzo di Antonio Scurati vincitore dello Strega 2019 e appena partita su Sky per 8 episodi.
La serie è diretta da Joe Wright, regista britannico celebre per diversi film tratti da grandi opere letterarie (tra cui Orgoglio e pregiudizio, Anna Karenina, Espiazione, sempre con protagonista Keira Knightley). E Luca Marinelli, nei panni del Duce, ci sorprende con un’interpretazione assolutamente straordinaria che gioca sulle iperboli dei movimenti, sulla rigidità fisica e morale e sul fascino perverso di un personaggio storico che probabilmente non è mai stato ritratto così bene.
Spiegava Wright: «Il fatto di essere inglese credo mi abbia concesso di guardare alla storia d’Italia con la giusta distanza, anche se non sento una particolare differenza tra la cultura italiana e quella britannica. La sfida più grande è stata trovare il tono giusto, in modo che Mussolini non risultasse un pagliaccio, e fosse invece preso molto sul serio, anche perché nel corso degli episodi le atmosfere si fanno sempre più cupe. E volevo che Luca lo incarnasse seducendo il pubblico, così come lo stesso Duce ha sedotto un’intera nazione».

Che cosa racconta
Seguendo il filo del romanzo di Scurati, la serie racconta la storia di Mussolini dalla fondazione dei Fasci Italiani nel 1919, quando l’uomo è ancora direttore del giornale Il Popolo d’Italia, fino al famigerato discorso in Parlamento nel gennaio del 1925, dopo l’omicidio del deputato socialista Giacomo Matteotti. Passando per i rapporti con Gabriele D’Annunzio, che aveva preso Fiume, e quelli con il futurista Tommaso Marinetti, per la marcia su Roma, il “discorso del bivacco”, le complesse politiche successive e le elezioni del 1924.
E getta uno sguardo abbastanza approfondito anche sulla vita privata del Duce: il matrimonio con Rachele Guidi (la interpreta Benedetta Cimatti) praticamente una contadina, e le relazioni con le sue amanti, tra cui la giornalista e critica d’arte Margherita Sarfatti (Barbara Chichiarelli), donna colta ed elegantissima, peraltro di famiglia ebraica.

Super pop, inframmezzata da spezzoni di cinegiornali d’epoca, con i personaggi che spesso e volentieri rompono la quarta parete per rivolgersi direttamente al pubblico (Mussolini soprattutto, ma anche Donna Rachele e altri) M. Il figlio del secolo è un lavoro assolutamente sorprendente.
Perché guardarla
C’è la regia di Wright, che gioca su punti di vista insoliti, bizarrie e gesti iperbolici: guardatevi la scena del primo episodio, in cui Mussolini fa sesso con la Sarfatti, tutta concepita e inquadrata come un rimando alle celebri immagini del Duce a petto in fuori e mento all’insù.
C’è un “mood” generale che riesce cristallizzare la ricostruzione di un’epoca che in qualche modo ci è ancora vicina (e che in qualche modo ricorda Francis Ford Coppola in Megalopolis, l’ultimo capolavoro, molto controverso) mentre il fatto storico perde la sua fissità e diventa narrazione senza tempo.
C’è l’interpretazione di Marinelli, di cui ho già detto, che si riempie del personaggio Mussolini per restituircene non una copia, ma la sua essenza più grottesca, viva e inquietante.
E c’è una colonna sonora originale, scritta da Tom Rowlands, uno dei due The Chemical Brothers, che non solo è un perfetto contrappunto alle immagini, ma ancora una bella sorpresa (la pubblica Milan Records).